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Mendelssohn: un grande ancora da riscoprire (Il Gazzettino, 31/1/2016)


Felix Mendelssohn: un grande compositore ancora da riscoprire.

Felix Mendelssohn è tuttora il più sottovalutato e misconosciuto tra i grandi musicisti del XIX secolo. Nato ad Amburgo nel 1809 da una famiglia ebrea alto borghese, nipote del grande filosofo Moses Mendelssohn, si distinse per un’intelligenza illuminata molto atipica per i suoi tempi. Fu pianista, direttore d’orchestra, compositore, scrittore, poliglotta, disegnatore e pittore, ma anche organizzatore, fondatore e direttore del Conservatorio di Lipsia. Grazie a Mendelssohn, la musica di Bach è stata rivalutata (fu lui a riscoprire la Passione secondo Matteo) e da allora è stata riconsiderata come il fondamento della musica colta occidentale.

A causa delle persecuzioni antisemite di cui fu vittima, culminate con la censura della sua musica da parte del regime nazista, l’opera e la figura di Mendelssohn sono state a lungo misconosciute e fraintese. Il grande direttore tedesco Kurt Masur, uno dei più autorevoli interpreti di Mendelssohn, ha dichiarato: Quando avevo 12 anni, durante il Nazismo, studiavo con un insegnante che mi assegnò le Romanze senza Parole, ma mi disse che era vietato suonarle, per cui mi impose di studiarle con le finestre chiuse. D’altronde durante il Terzo Reich la presenza della polizia segreta era molto forte.

La statua di Mendelssohn che campeggiava di fronte al Gewandhaus a Lipsia fu distrutta dai nazisti il 9 novembre 1936. E con la statua si cercò di cancellare anche la musica di Mendelssohn, di farla sparire dalla storia: al punto che nel 1938 il regime di Hitler commissionò a Carl Orff di riscrivere le musiche di scena per il Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, volendole sostituire a quelle, già celebri, di Mendelssohn.

Anche a causa di questi fatti storici, Mendelssohn ancora oggi attende una completa rivalutazione: alcune sue composizioni sono tuttora inedite e ineseguite, ed un catalogo delle sue musiche completo e scientificamente curato è stato pubblicato solo nel 2009 da Ralf Wehner (Breitkopf & Hartel). La sua reale importanza nella storia della musica sfugge ancora a molti. Del resto, come nota Kurt Masur, dobbiamo pensare che Mendelssohn era tedesco, per cui attirò i nemici dei tedeschi; era ebreo, ed ebbe i nemici degli ebrei. Ma poi fu battezzato. Per cui era seduto su tre sedie. Nessuno diceva “Questo è il nostro uomo”. Sentiva di essere tedesco, compose molti Lieder su testi di Heine, ma fu rifiutato dal Paese a cui apparteneva e che amava.

Mendelssohn non era un ebreo praticante, e, come i suoi fratelli, si convertì al protestantesimo su spinta del padre Abraham, a sua volta convertito. Tuttavia, nella sua musica vi sono molti echi della cultura ebraica, con uso frequente di formule melodiche derivate dalla musica tradizionale ebraica. Spesso in una stessa opera Mendelssohn fa convivere elementi di origine ebraica con altri di matrice cristiana: i due grandi oratori Paulus e Elias sono emblematici in tal senso. Non sappiamo quanto Felix abbia letto degli scritti del nonno Moses Mendelssohn, ma l’attitudine alla tolleranza e l’ottimismo dell’illuminismo rappresentano certamente un forte legame con Moses. L’ottimismo idealistico, ma integrato con un approccio pragmatico nella vita reale, fu, del resto, una delle più belle eredità lasciate dalla famiglia Mendelssohn.

Il rapporto di Mendelssohn con la musica e con il suo significato era di grande modernità, e ciò si evince da una lettera che Mendelssohn scrisse a Marc André Souchay nel 15 ottobre 1842: Ciò che mi comunica la musica da me amata non è affatto troppo vago per essere convertito in parole, ma, al contrario, è troppo definito. Se mi si chiedesse a cosa pensavo mentre componevo un Lied ohne Worte, io risponderei: proprio la musica così come l’ho scritta. E se anche mi fosse capitato di avere in mente alcune parole per uno o l’altro di questi Lieder, non vorrei mai dirle ad alcuno, poiché le stesse parole non hanno lo stesso significato per diverse persone. Solo la musica può avere il medesimo significato per tutti, un significato che, comunque, non può essere espresso con le parole.

Mendelssohn incarna il perfetto connubio tra tradizione e innovazione: ha sperimentato nuove strutture musicali senza mai perdere il suo peculiare equilibrio formale, ha recuperato la grande tradizione della musica sacra di Bach e di Händel rinnovandola alla luce dell’esperienza del Romanticismo tedesco. Se Mendelssohn non fosse esistito, l’evoluzione della musica nella seconda metà dell’Ottocento sarebbe stata certamente molto diversa.

Forse ora i tempi sono finalmente maturi per riscoprire la vera grandezza di questo artista.

Roberto Prosseda

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