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Mozart: Piano Sonatas 7 - 12 (Decca)


Le Sonate n. 7 – 12, composte tra il 1777 e il 1780 circa, segnano una significativa evoluzione rispetto alle precedenti: l’universo espressivo mozartiano acquista ora molte nuove sfaccettature, raggiungendo nella Sonata K 310 abissi drammatici di una intensità e cupezza finora inaudita. Anche nelle altre Sonate, apparentemente più “leggere”, troviamo una infinità di atteggiamenti espressivi che non erano mai apparsi prima con simile naturalezza e varietà di inflessioni. Tuttavia, Mozart riesce sempre a mantenere un mirabile equilibrio tra serio e faceto, gioco e dramma, con una costante originalità nella gestione delle forme.

CD 1

Il primo CD comprende le tre Sonate K 309, 310 e 311, pubblicate insieme nel 1782 a Parigi dall’editore Franz Joseph Heina come “opus IV” di Mozart. Le date di composizione sono tuttavia precedenti e le attuali ricerche musicologiche (sintetizzate nell’autorevole saggio di Alan Tyson “Studies of the Autograph Scores”, 1987) sembrerebbero confermare che le Sonate K 309 e K 311 siano state composte nell’autunno 1777, mentre la K 310 è stata scritta a Parigi nella primavera del 1778. Secondo la numerazione in ordine cronologico, la Sonata K 310 sarebbe quindi la n. 9, e la K 311 la n. 8, ma nell’equilibrio dell’ascolto ho preferito mantenere la successione adottata nella prima edizione, che offre una bilanciata alternanza di diversi modi espressivi.

La genesi della Sonata K 309 è ben documentata dalle lettere di Mozart: sappiamo quindi che il primo movimento è stato completato alla fine di ottobre del 1777, al suo arrivo a Mannheim; l’Andante è datato 4 Novembre e il Rondò 8 Novembre. La Sonata è dedicata a Rosa Cannabich, promettente pianista quindicenne figlia del compositore Christian Cannabich, esponente di punta della cosiddetta “scuola di Mannheim”. Effettivamente, nella Sonata troviamo numerosi riferimenti agli stilemi tipici del sinfonismo di Mannheim, come, ad esempio, l’alternanza di “tutti” e “soli”. Dietro una apparente schematicità formale si celano numerose finezze e asimmetrie, già ravvisabili nel primo periodo, strutturato in gruppi di 2 + 5 battute. Del secondo movimento abbiamo una descrizione diretta da parte dello stesso Mozart. Egli così scrive a proposito della dedicataria: “affascinante, intelligente, amabile. È proprio come l'Andante”. Troviamo in questo Andante un poco adagio una dettagliatissima varietà di indicazioni dinamiche, con numerosi contrasti tra piano e forte e con crescendi che terminano su un piano improvviso, anticipando una prassi frequente in Beethoven. Tutto il movimento è costruito su brevi incisi, separati da pause, come sospiri reiterati, che alternano stupore e incanto. Il terzo movimento è un articolato Rondò che riprende il diatonismo del primo movimento: per le prime dodici battute Mozart usa solo i tasti bianchi, ma la comparsa del Do diesis a battuta 13 tradisce una più sottile ambiguità. Anche qui ritroviamo l’alternanza “soli-tutti”, con il primo “tutti” a battuta 19. La fine è non convenzionale, con una insolita coda in pianissimo, che si estingue nel silenzio.

La Sonata K 310 è stata composta a Parigi nella primavera del 1778, subito dopo la morte della madre di Mozart. È la sua prima Sonata per pianoforte in tonalità minore e disvela una sconvolgente potenza drammatica sin dall’incipit, con un aspro accompagnamento di accordi ribattuti che creano dure dissonanze con le appoggiature della mano destra. L’alternanza pieni-vuoti svolge anche un ruolo drammaturgico, come già alle battute 6 e 7, in cui l’accompagnamento in crome lascia il posto a sospiri “interrogativi” alternati a pause. I più aspri contrasti sopraggiungono nello sviluppo, in cui compaiono indicazioni di fortissimo e pianissimo, a conferma della volontà di Mozart di andare al limite delle possibilità dinamiche del pianoforte. Il clima è qui di profondo turbamento, intensificato dalle progressioni armoniche e dalle continue dissonanze create dalle appoggiature negli accordi. Il secondo movimento è una incantata oasi in fa maggiore. Si percepisce, però, la latente presenza del dramma per via del clima illusorio, sospeso, del tema iniziale, che rimanda ad una serenità più onirica che reale. La “realtà” fa irruzione nella parte centrale, in cui ritroviamo le dissonanze del primo movimento. Il terzo movimento ha carattere fatalistico, basato su un incessante moto di crome. Il senso di instabilità (quasi di panico) è dato dalla scrittura della mano sinistra, che è spesso priva di appoggi sul battere. Anche qui troviamo bruschi contrasti dinamici e sbalzi di registro, fino alla perentoria, drammatica conclusione.

Come elemento di transizione tra gli abissi drammatici della Sonata K 310 e i toni più disimpegnati della K 311, ho pensato di inserire qui la Fantasia K 397 in re minore/maggiore, composta nel 1782. Si tratta di un brano incompiuto, che è normalmente eseguito nella ricostruzione dell’epoca di August Eberhard Müller, il quale aveva aggiunto una conclusione di 10 battute, certamente diversa da quella che avrebbe potuto comporre Mozart. A me pare molto più affascinante l’idea (già attuata su CD dal fortepianista Kristian Bezuidenhout nella sua incisione del 2012) che la Fantasia sia stata concepita come un’introduzione alla Sonata in re maggiore K 311 (così come la Fantasia K 475 è stata abbinata dallo stesso Mozart alla Sonata K 457). La Fantasia K 397 inizia con un Andante in re minore, che conduce ad una drammatica sezione, Adagio, ricca di repentine sospensioni e brusche intensificazioni dinamiche. Segue uno spensierato episodio in re maggiore, Allegretto, che si interrompe alla battuta 97 su una cadenza di dominante, dove la penna di Mozart si è arrestata.

Questa sospensione ci introduce con estrema naturalezza alle più leggiadre ambientazioni della Sonata K 311 in re maggiore, scritta nell’autunno del 1777. Essa si apre con una originale alternanza tra due elementi tematici contrastanti, rievocando l’inizio del coevo Concerto K 271, in cui il solista entra già alla terza battuta, alternandosi al tutti orchestrale. Il clima è qui generalmente spensierato, ma non mancano momentanei turbamenti, espressi con le frequenti e sempre variate appoggiature cromatiche ascendenti o discendenti, che abbondano soprattutto nel secondo tema. L'esposizione ha una Coda in piano, elemento nuovo, quasi un commento a latere. Questo diventa protagonista nello sviluppo, in cui assume connotati molto più drammatici. La ripresa avviene inaspettatamente tramite cadenze sospensive, eludendo l'incipit del primo tema, che però ricomparirà nella parte finale del movimento. Il secondo movimento è un Andante con espressione in sol maggiore. La scrittura armonicamente piana, caratterizzata da frequenti pedali armonici, contrasta con gli improvvisi accordi staccati in forte alla terza battuta e con le asimmetrie del periodo iniziale, di 11 battute. Il tema principale ricompare altre due volte, sempre variato e alternato ad un secondo episodio dalla squisita cantabilità. La Coda (presente nella prima edizione, ma non nel manoscritto) si estingue “in punta di piedi”, come accade già nel primo movimento. Segue un virtuosistico Rondò. Il suo carattere concertante è confermato dal breve momento cadenzale alla battuta 173. La scrittura spesso allude all’orchestra, come nei tremoli che concludono brillantemente la Sonata.

CD 2.

Le Sonate K 330, 331 e 332 sono state composte presumibilmente tra il 1782 e il 1783 e pubblicate insieme dall’editore Artaria di Vienna nel 1784. Si tratta di tre composizioni molto diverse, che mostrano aspetti complementari della poetica mozartiana, ormai giunta alla piena maturità.

Nella Sonata K 330 in do maggiore Mozart gioca con i riferimenti stilistici antecedenti, come accade anche nelle altre sue Sonate nella stessa tonalità (K 279, K 309, K 545). Nel primo movimento, Allegro Moderato, le numerose citazioni di procedimenti compositivi convenzionali (come la ripetizione immediata dei primi due incisi o la scrittura derivata da formule cembalistiche) sono al contempo contraddette dagli espedienti umoristici disseminati nell’arco del brano. Coesistono, quindi, semplicità e ambiguità. Le sorprese sono continue, e derivano dai bruschi contrasti dinamici e dalle repentine accensioni e sospensioni del discorso. Nella ripresa il secondo tema riappare, come per errore, ancora alla tonalità della dominante (sol maggiore): quasi che Mozart si fosse distratto, salvo poi, subito dopo, riproporlo in do maggiore con una improvvisa modulazione. Il secondo movimento è uno dei più ispirati della produzione mozartiana. La tonalità di fa maggiore crea qui un colore incantato e sospeso, con procedimenti armonici analoghi a quelli dell’Andante della Sonata K 310: anche qui già nella seconda battuta abbiamo una cadenza evitata. In ogni battuta accade qualcosa di sorprendente e magico, e certamente si riferisce a mondi non reali. Nella sezione centrale, in fa minore, sprofondiamo in un buio profondo in modo repentino e non logico, e allo stesso modo ne usciamo, con la ripresa del tema iniziale. La Coda è costituita dalla riapparizione del tema centrale in fa minore, ma ora trasfigurato in fa maggiore in pianissimo. Con il terzo movimento torniamo ad una spensierata gaiezza, che si esprime anche nella leggerezza della scrittura e nelle articolazioni prevalentemente staccate e rapide.

La Sonata K 331 in la maggiore deve la sua celebrità al terzo movimento, l’Allegretto “Alla Turca”, oggi universalmente noto come “Marcia Turca”. Tuttavia, il primo movimento è senz’altro il più interessante ed ambizioso. Si tratta di un Tema con sei Variazioni, ed è l’unico primo movimento delle Sonate di Mozart che non è strutturato in forma sonata.

Il Tema ha carattere di Siciliana, dall’andamento cullante e cantabile. La struttura è di 8 + 10 battute, mantenuta anche nelle Variazioni (fa eccezione solo la Variazione 6, che presenta l‘aggiunta di una Coda). Ogni Variazione esplora diverse tecniche di elaborazione tematica e ornamentazione, introducendo di volta in volta elementi ritmici o armonici nuovi. La quinta Variazione è un poetico Adagio, e supplisce così alla mancanza di un movimento lento nella Sonata. L’articolazione è molto curata e costituisce un modello di ornamentazione da applicare altrove. Il manoscritto della Sonata, rinvenuto nel 2014 a Budapest, rivela che le ultime note delle scalette alle battute 5 e 6 di questa Variazione sono due biscrome e una semicroma, e questo ritmo è adottato nella presente incisione. Il secondo movimento, “Menuetto”, presenta un tema iniziale derivato dal primo tempo della Sonata K 309. Il clima giocoso è basato sull’alternanza di articolazioni diverse, con piano improvvisi. È qui adottata la versione del suddetto manoscritto, che al terzo quarto della battuta 3 presenta un La e non un Do diesis, e nelle battute 24 e 26 rimane nella tonalità di la minore, con l’improvviso arrivo del modo maggiore alla battuta 27. Nel Trio del Menuetto ritroviamo l’alternanza delle mani e le sonorità incantate già vista nella quarta Variazione del primo movimento. Suggestivo l’effetto di imitazione del canto degli uccelli alle battute 57 e 93. Segue il celeberrimo Allegretto “Alla turca”. Mozart qui fa riferimento alle turcherie, derivate dalla musica dei Giannizzeri, di moda a Vienna nella seconda metà del Settecento. La struttura è quella di un Rondò non convenzionale, secondo lo schema: ABCBAB + Coda. L’elemento B è il “refrain”, che è facile immaginare suonato con l’aggiunta di gran cassa e sonagli. Nella presente incisione il ritorno del tema iniziale è leggermente variato, e una brevissima cadenza è inserita all’interno della sua ultima apparizione.

La Sonata K 332 cela, dietro l’apparente semplicità, una impressionante varietà di atteggiamenti espressivi. Ciò è riscontrabile già nel primo gruppo tematico, che presenta ben quattro “sottotemi”, tutti differentemente caratterizzati: il primo inciso presenta una cantabilità spiegata, il secondo è contrappunto a tre parti, che termina con una cadenza in forte: quasi come se la Sonata fosse già finita. Da qui sgorga il terzo inciso, una fanfara che evoca corni e legni, dove il precedente lirismo lascia il posto ad un incedere di danza. Anche questo finisce con ripetute cadenze, stavolta in piano. Serve a preparare il contrasto con l’entrata del quarto inciso, che funge da ponte modulante, introducendo drammaticamente la tonalità di re minore. Il secondo gruppo tematico, alla dominante, inizia con un tema che certamente ha influenzato Giuseppe Verdi quando ha composto La donna è mobile. Anche qui abbiamo una graduale evoluzione tra il grazioso e il drammatico, fino agli sforzati in sincope. Il secondo movimento è un ispiratissimo Adagio in forma sonata, ma senza sviluppo. Il primo tema è squisitamente belcantistico, strumentato come una voce accompagnata da un basso albertino. La immediata ripetizione del primo inciso nella tonalità di si bemolle minore mette subito in dubbio la iniziale serenità. Il secondo tema ha caratteristiche strumentali, evocando la scrittura per trio d’archi. Entrambi i temi ritorneranno nella successiva ripresa, con ricche ornamentazioni indicate da Mozart nella prima edizione Artaria. Esse costituiscono un perfetto modello dei procedimenti di elaborazione tematica usati da Mozart, e applicabili negli altri casi in cui, invece, non sono indicati in partitura. Il terzo movimento è uno dei più virtuosistici brani pianistici di Mozart. Strutturato anch’esso in forma sonata, presenta notevoli sbalzi drammatici. Il primo gruppo tematico è composto da una “scarica” di semicrome brillantissime, discendenti e poi ascendenti cromaticamente. Abbondano i piano improvvisi, funzionali alle trovate umoristiche del brano, così come gli sforzati sul re bemolle mano sinistra. Inaspettata la conclusione in pianissimo, che contraddice il tono brillante con cui era iniziato il movimento.

Il CD è completato dal frammento di Sonata K 400 in si bemolle maggiore, probabilmente composto a Vienna nel 1781, dunque quasi coevo alle Sonate presenti in questo album. Il manoscritto si interrompe alla battuta 91, all’inizio della ripresa. La presente incisione adotta la ricostruzione coeva di Maximilian Stadler, pubblicata da Barenreiter. La parte più interessante è certamente lo sviluppo: qui viene raggiunto l’apice drammatico, specialmente nei due sospiri sospensivi alle battute 71 e 72, che nel manoscritto riportano i nomi rispettivamente di Sophie e Costanza: presumibilmente si tratta delle sorelle Weber, delle quali Costanza sarebbe diventata la moglie di Mozart. Nel 1781, infatti, Mozart soggiornò presso la loro casa, come testimoniato nella lettera al padre del 25 luglio.

Lo strumento usato in questa incisione è il medesimo della precedente (Sonate 1 – 6), ossia un gran coda Fazioli F 278 accordato con il temperamento inequabile Vallotti, nell’intenzione di restituire una sonorità che possa rievocare la trasparenza e la vitalità del timbro dei fortepiani dell’epoca. Nelle rare parti in cui Mozart scrive pp (pianissimo), è stato utilizzato il sordino, un dispositivo di solito azionato da un pedale, già presente nei fortepiani dell’epoca. Si tratta di un sottile feltro, posizionato tra i martelli e le corde, che restituisce una sonorità più ovattata ed intima. La parte centrale in fa minore e la coda del secondo movimento della Sonata K 330, ad esempio, mi sono parsi particolarmente adatti all’uso di questo effetto.

Grande attenzione è stata data al rispetto delle articolazioni e delle dinamiche originali, anche nei casi in cui esse sono indicate nella prima edizione, e non nel manoscritto. Sappiamo, peraltro, che Mozart era molto esigente nella revisione della prima edizione e che aggiungeva segni dinamici mancanti nel manoscritto, che, come è giusto, pretendeva fossero rispettati con grande precisione. Nella sua lettera da Mannheim del 14 novembre scrive al padre a proposito della Sonata K 309. “L'Andante è molto espressivo e va suonato con accuratezza, con l'esatta dinamica di forte e piano, esattamente come sono indicate sulla partitura.” Solo nel caso della Sonata K 331 è stata data la priorità al manoscritto: il suo ritrovamento nel 2014 a Budapest ha consentito di correggere alcuni errori del copista nel primo e secondo movimento, come specificato nelle immagini qui riportate, gentilmente concesse dalla Biblioteca Nazionale Széchényi di Budapest, dove è attualmente conservato il manoscritto.

L’intenzione di avvicinarsi il più possibile al cuore poetico delle Sonate di Mozart mi ha spinto ad una lettura che lasci spazio anche alla freschezza inventiva e alla gioia di suonare ispirata da queste musiche. Nei ritornelli, qui quasi sempre eseguiti, ho introdotto delle minime varianti, seguendo gli esempi offerti dallo stesso Mozart nelle Sonate in cui di sua mano scrive gli abbellimenti per esteso. Sono presenti, come nella precedente incisione, brevi momenti cadenzali improvvisati negli snodi e nelle sospensioni, nell’idea di restituire anche l’entusiasmo e l’estro che certamente caratterizzavano le esecuzioni dello stesso Mozart.

Roberto Prosseda

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